Interviste

Soglia di tolleranza

Fino ad oggi, ho condotto interviste con medici che si concentrano sul benessere fisico e sui sintomi prevalentemente organici. Oggi ci spostiamo su un terreno diverso e affrontiamo un aspetto altrettanto cruciale della salute: la dimensione psicologica. Ho il piacere di intervistare il dottor Giovanni Frigo, psicoterapeuta, per esplorare come le esperienze cliniche possano gettare luce sul legame tra la mente e il corpo, e come alcuni sintomi organici possono rivelare connessioni sorprendenti e persino risolversi attraverso il dialogo terapeutico.

  • Buongiorno dottor Frigo, grazie per aver accettato di condividere la sua esperienza con noi. Innanzitutto, vorrei chiederle quanto ritenga importante il ruolo della psiche nell’insorgenza delle malattie, basandosi sulla sua vasta esperienza clinica.
  • Buongiorno Mila, mi è d’obbligo fare una premessa: La mia riflessione si apre intorno alla differenziazione tra malattie psicosomatiche e non. Sarebbe come dire che vi sono degli eventi che avvengono nel corpo, senza che la mente intervenga in questo. Io parlerei di un sistema psicosomatico integrato psiche e corpo che reagisce se subisce delle “perturbazioni”. Porre il confine tra disturbo puramente fisico o psichico o psicosomatico, prevede una divisione tra questi elementi. Questa divisione intellettuale è utile in quanto necessaria per comprendere meglio tali fenomeni, tuttavia è importante osservarne l’integrazione se vogliamo avvicinarci a comprendere il suo significato.

 

  • Nella sua professione, si occupa principalmente di pazienti con problemi psico-affettivi. Ha mai notato un collegamento evidente tra le loro difficoltà emotive e disturbi fisici che potrebbero sorgere?
  • Assolutamente. Tutti noi abbiamo un corpo abitato dalla psiche, per cui anche i disturbi fisici di cui mi parla il paziente, rappresentano una sorta di linguaggio dell’anima. Il corpo dice ciò che le parole non riescono ad esprimere. Quando si presenta un sintomo, sarebbe importante per tutti noi, fermarci e provare ad ascoltare cosa il corpo vuole comunicare.

 

  • A suo parere, emozioni particolari o stati d’ansia, rabbia o depressione, possono influenzare direttamente la salute fisica?
  • Certamente. È ampiamente documentato che il nostro corpo ha una soglia di tolleranza per lo stress, indipendentemente dalla sua natura. Quando superiamo questa soglia, il nostro corpo può reagire sviluppando sintomi o malattie. In modo inconscio, scegliamo un “organo bersaglio” dove concentrare il nostro disagio, che può manifestarsi, ad esempio, come disturbi gastrici, mal di testa, problemi intestinali o manifestazioni cutanee etc. Questi sintomi rappresentano un modo per il corpo di esprimere ciò che non possiamo o non vogliamo ammettere consciamente.

 

  • Potrebbe condividere una storia di un suo paziente in cui ha notato un chiaro legame tra i disturbi fisici e la vita emotiva del paziente al momento?
  • Certamente. Un caso che mi viene in mente è quello del signor Antonio, che iniziò una terapia con me per affrontare le complesse dinamiche della relazione con sua moglie. Durante le sedute, rivelò anche gravi problemi fisici, in particolare una grave allergia agli acari della polvere domestica, che gli causava crisi asmatiche e richiedeva l’uso costante di antistaminici. Nel corso del nostro percorso terapeutico, esplorammo la comunicazione e i sentimenti nella sua relazione. Alla fine, quando Antonio risolse la sua relazione con la moglie, notammo che l’allergia agli acari scomparve spontaneamente, e smise di avere crisi asmatiche, senza bisogno di farmaci.

 

  • Cosa pensa delle soluzioni che le persone cercano per migliorare la propria situazione quando affrontano disagi?
  • Penso che sia importante riconoscere che la guarigione è un percorso personale. La medicina moderna spesso ci fa credere che la guarigione sia un compito esclusivo dei medici, ma in realtà, ciascuno di noi ha un ruolo attivo nella propria guarigione. Le persone oggi spesso attivano percorsi di guarigione paralleli; certo vanno dal medico,  poi alcuni vanno anche dal prete per una benedizione, dalla cartomante a farsi leggere il futuro, partono per un pellegrinaggio, o intraprendono il cammino di Santiago, vanno dall’erborista per la prescrizione di piante curative oltre ciò che ha prescritto il medico, praticano la meditazione o altro ancora. Questo avviene perché una diagnosi organica spesso non è sufficiente a rappresentare appieno l’esperienza del paziente. E’ vero che la nostra cultura si sviluppa sul piano logico-razionale ma contemporaneamente la nostra mente segue altri percorsi di guarigione. Noi tutti diamo risposte personali rispetto al nostro disagio, e questo non è certo il piano razionale ma è il sentiero simbolico della nostra mente. Ciò rappresenta una modalità che l’uomo ha ereditato in migliaia di anni di evoluzione.

Grazie, dottor Frigo, per aver condiviso la sua saggezza su questo tema. Siamo grati per le sue preziose prospettive.

Mila Bezzon – counselor naturopata