Interviste

Quando il corpo parla

  • Buongiorno dottoressa Munari, lei si occupa di riabilitazione muscolo-scheletrica della persona. In base alla sua esperienza, ha riscontrato un legame tra il dolore muscolare e la vita emotiva dei suoi pazienti?
  • Certo, buongiorno Mila! Da alcuni anni durante le lezioni universitarie, io e i miei colleghi insegniamo il “modello bio-psico-sociale”, un approccio scientificamente riconosciuto che esplora in dettaglio l’interazione tra 3 sfere fondamentali: la costituzione fisica, le predisposizioni psichiche e il contesto sociale. Questo modello mette in evidenza l’importanza cruciale della connessione tra il corpo e la mente; ciò di cui mi parli è un argomento molto attuale.
  • Ha mai notato che alcuni disturbi muscolari, possono manifestarsi in momenti di particolare stress nei suoi pazienti?
  • Certamente, in particolare quello chiamato dai più “mal di schiena”, si traduce in dolori lombari che nel tempo ho constatato presentarsi nel paziente, a causa di stati emozionali alterati come un eccesso di rabbia. Nel “dolore persistente” lombare, per esempio, la risoluzione del disturbo è molto complicata e l’atteggiamento mentale rispetto il dolore stesso e la qualità della propria vita diventa il ponte fondamentale tra cronicità e risoluzione. Inoltre la lombalgia ha bisogno di un approccio attivo:  camminare ed eseguire alcuni esercizi specifici o uno sport leggero concordato tra me e il mio paziente. Chi non si sente bene psicologicamente, spesso non riesce ad avere alcuno stimolo per fare del movimento, ciò comporta un evidente difficoltà alla guarigione. Una curiosità sul dolore lombare: alcuni studi scientifici correlano una cattiva qualità del sonno all’insorgenza del dolore lombare; siamo di fronte nuovamente alla qualità di vita… i disagi emotivi spesso producono insonnia… insomma è tutto collegato.
  • Da cosa intuisce che il disagio è di origine psicosomatico?
  • Lo avverto già dal primo incontro: una delle prime domande che pongo ai miei pazienti è: “Come vive questo disagio”? E qui ricevo le risposte più disparate. Ma a questa domanda le persone si aprono… “ho un periodo difficile al lavoro” … “ho mio padre anziano in casa, devo prendermi cura di lui e mi sento sfinita” e lì comprendo il “peso” che si portano nel corpo. Spesso cerco di suggerire loro di rivolgersi ad una figura professionale per parlare del loro “dolore di vita”, ma sai Mila, oggi c’è ancora molta resistenza ad aprirsi e conoscere meglio se stessi.
  • Posso chiederle di raccontarci la storia di un suo paziente, in cui secondo lei, dolore muscolare ed esperienza emotiva si sono generate assieme?
  • Sì ne avrei più di una. Ora mi viene in mente il blocco alla spalla di Rosa (nome inventato). La patologia si chiama “spalla congelata” è insorta in seguito alla perdita improvvisa del figlio. Io come fisioterapista ho agito naturalmente sulla riabilitazione della parte; quando veniva da me era seguita anche da uno psicologo.  Io seguivo Rosa anche prima del lutto e la sua spalla stava benissimo; ma da quel giorno la sua spalla si era completamente bloccata ed era molto dolente tanto da impedirle di eseguire le funzioni più semplici di vita quotidiana. Il corpo l’ha fermata “congelata” e non riusciva più a prendersi cura di lei. Piangeva ad ogni nostro incontro e a mio parere anche il “buttare fuori” il dolore con il pianto e il raccontare di lei  l’ha aiutata. Penso che il supporto emotivo alle persone, in questo caso e in altri, dovrebbe far parte del processo di cura e camminare sempre in parallelo.

Grazie dottoressa Munari per la condivisione.

 

Le mie considerazioni:

Oggi mi soffermo sul metodo di studio medico citato dalla dott.ssa Munari. È vero che nonostante la storia della medicina abbia spesso adottato un approccio più meccanicistico, c’è una crescente consapevolezza dell’importanza di considerare la persona nella sua interezza. Diventa fondamentale comprendere aspetti fisici, mentali/emotivi, così come l’ambiente sociale in cui vive il paziente.

L’inclusione di questo modello nella formazione medica rappresenta un passo significativo verso una pratica medica più olistica e centrata sulla persona. Riconoscere che la salute e la malattia sono influenzate da una rete complessa di fattori contribuisce a migliorare la qualità delle cure e a considerare il paziente come un individuo unico con esigenze diverse.

E’ interessante osservare come la crescente comprensione della complessità della salute umana, rappresenta un modo più completo di affrontare il disagio.

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